Tre donne inghiottite con la loro auto da un lago nato dove fino a poco prima c’era una strada. Un altro uomo che si salva per miracolo. Il dolore e la rabbia per morti così assurde e forse - anche se sarà l’inchiesta a dirlo - evitabili. Sono questi i fotogrammi essenziali della tragedia che è andata in scena stanotte a Prato, mentre la città era sotto un autentico diluvio che nel giro di un paio d’ore ha rovesciato a terra oltre 10 centimetri di acqua, provocando danni e allagamenti un po’ ovunque. Ma quello che è successo al sottopasso ferroviario di via Ciulli, che collega Galciana a Viaccia e Narnali, è stato davvero straordinario: la strada si è trasformata in un lago lungo circa 100 metri e profondo almeno 4. Una trappola. E proprio lì dentro è andata a infilarsi la Lancia Y con dentro due sorelle cinesi di 42 e 50 anni e la figlia 34enne di quest’ultima. Per loro non c’è stato scampo, anche se restano molti dubbi sia sull’esatta dinamica della tragedia sia sull’ora in cui si è compiuta.
L’allarme è scattato infatti poco prima delle 5 di stamani, quando sul posto sono intervenuti in forze i vigili del fuoco, i carabinieri, la polizia, la municipale e le ambulanze del 118. Ma l’auto era finita nel sottopasso già da un po’, forse addirittura da un paio d’ore. La ricostruzione della tempistica è al vaglio dei carabinieri, coordinati dal pm Laura Canovai che ha messo sotto sequestro l’intera area, e non si presenta facile. I parenti delle due donne, infatti, parlano a fatica l’italiano. Da quello che è stato possibile sapere, le tre vittime stavano recandosi da una terza sorella per motivi di lavoro. Quest’ultima, non vedendole arrivare, avrebbe telefonato al cognato che si sarebbe messo a ripercorrere a piedi l’itinerario fino a scoprire la tragedia. Ma, forse, nemmeno allora sarebbe stato dato l’allarme: sembra infatti che l’uomo abbia estratto con l’aiuto di alcuni connazionali i corpi della moglie e della cognata che galleggiavano, mentre la terza donna è stata recuperata solo alle 7.30 dai sommozzatori dei vigili del fuoco. C’è poi la seconda auto finita nel sottopasso, questa fortunatamente senza vittime, visto che il passeggero - anche lui cinese - è riuscito a salvarsi. L’uomo, però, non avrebbe dato l’allarme e solo dopo molte ore è stato rintracciato, quando già si pensava che anche lui fosse rimasto vittima della tragedia.
Insomma tanti punti da chiarire sulla dinamica. Ma quello che sarà centrale nell’inchiesta sarà capire come mai il sottopasso si sia allagato ed accertare eventuali responsabilità. La struttura è dotata di pompe idrovore e adesso bisognerà capire cosa non ha funzionato. Una delle ipotesi, avanzata anche dall’assessore alla Protezione civile Dante Mondanelli, è che i canali e fossi colmi di acqua abbiano impedito alle pompe di far defluire l’acqua, anzi andando a contribuire ad allagare il sottopasso. Tra l’altro 10 anni fa si sarebbe verificato qualcosa di analogo, anche allora a causa di un violento acquazzone, ma fortunatamente senza vittime. In ogni caso sarà da accertare se il sistema di prevenzione e controllo abbia funzionato a dovere.
Claudio Vannacci
E ANCORA....
Niente lutto cittadino per le tre donne di etnia cinese morte stamane nel sottopasso di via Ciulli. Il sindaco chiude la porta e scoppia una bufera politica, destinata a rendere ancora più nera la giornata pratese. Roberto Cenni intervistato da Cnr Media ha spiegato la “non esistenza dei presupposti” per la proclamazione ufficiale del lutto. A Notizie di Prato poi definisce il concetto: “Se lo decidessimo metteremmo in imbarazzo tutta una serie di fatti accaduti precedentemente, come le due ragazze morte lo scorso anno contro un camion o l’operaio caduto dal tetto recentemente. Sia chiaro – mette in chiaro – la città deve esprimere la propria solidarietà a quello che è successo, cosa che ho fatto personalmente alle famiglie tramite gli interpreti e all’ambasciata. Ma al tempo stesso mi sembrerebbe una forzatura decidere il lutto cittadino perché sono coinvolti dei cinesi. Lo strumento è stato usato in circostanze diverse. Per testimoniare la vicinanza e la solidarietà ai familiari delle vittime, durante il consiglio comunale di giovedì in segno di lutto della città sarà tenuta a mezz’asta la bandiera di palazzo comunale e sarà osservato un minuto di silenzio”.
Parole che stanno avendo lo stesso effetto di un combustibile sulla comunità cinese pronta a usare toni di guerra contro il primo cittadino. Marco Wong, presidente onorario di Associna, è laconico: “Ritengo che sia un vero peccato non concedere il lutto cittadino, ma da questa amministrazione non riesco ad attendermi granché”. Parole di fuoco, invece, vengono usate da un altro portavoce illustre della comunità cinese, Matteo Ye. “Se ha veramente deciso in questo modo è un atto vergognoso, frutto della mancanza di esperienza politica e diplomatica - dice -. La solidarietà, infatti, ci deve essere sempre quando una persona muore anche quando è un boss mafioso. Di fronte ai morti bisogna manifestare solidarietà, altrimenti non vali niente a livello umano. Vuol dire che il sindaco non è una brava persona. Davanti ai morti tutti diventiamo più ragionevoli, si tratta di mettere in gioco l’amore umano, un minimo di amore cristiano”.
Pesantissime le conseguenze che prospetta Ye di fronte alla scelta di Cenni: “Se dovesse essere confermato il no dal sindaco allora la parola integrazione potrà essere cancellata dal dizionario di Prato. Da oggi si potrà parlare solo di discriminazione e di guerra”. Commentando la tragedia di per sé Ye riserva un’ulteriore chiosa polemica: “Ho avuto un grande dispiacere come quando seppi del terremoto a L’Aquila, di fronte al quale la comunità cinese manifestò solidarietà. Faccio notare che quanto successo rappresenta una vergogna, solo in Italia può succedere qualcosa di questo tipo. Fosse accaduto in Cina qualche funzionario di alto livello sarebbe immediatamente cacciato via. Non so cosa succederà, forse – conclude amaramente – non succederà niente perché sono morti dei cinesi. Rivolgo un augurio a Prato, il futuro è nelle mani di tutti”.
Immediata la stigmatizzazione da parte di Cenni. “Sono toni quelli usati da Ye che dovrebbero essere evitati - afferma - in una circostanza del genere dovremmo pensare prima al dolore, senza caricare la questione di polemiche che non c’entrano. Prima pensiamo al dolore”. Sulle responsabilità Cenni ha le idee ben chiare sulle prossime mosse: “Mi rimetto alle indagini della magistratura, in Italia ci sono delle istituzioni responsabili a decidere non uno solo. Dovremo fare in modo che l’imprevedibilità e la straordinarietà di eventi meteorologici non portino in futuro a nuove tragedie”.
Carlandrea Adam Poli